Quello che le altre guide non dicono

Le Guide Clup nascono nel 1978 in seno alla Cooperativa Libraria Universitaria del Politecnico di Milano che, con un gruppo di studenti e laureati intellettualmente e socialmente impegnati, gestiva un’agenzia di viaggi, una libreria e una casa editrice in zona Città Studi. Da subito, le Clup si proposero come uno spazio di sperimentazione, un modello di rottura rispetto alle guide turistiche più classiche e tradizionali.

Erano gli anni in cui esplodeva il turismo giovanile di massa, inevitabilmente votato a un senso nuovo e diverso del viaggio. A quel tempo, dall’agenzia di viaggi Clup transitavano giovani che viaggiavano con poco, muniti di zaino in spalla e di una buona dose di curiosità antropologica. Perché, si chiesero gli amici Gianni Morelli (geografo all’Istituto di Sismologia del CRN, poi, per anni, storico direttore della collana), Roberto di Puma (coordinatore dell’agenzia) e Franco Achilli (grafico della casa editrice), non fare guide che spieghino davvero dove stai andando? Guide di viaggio che abbiano capitoli,, storici, sociali e politici (seri o ironici che siano), che illustrino itinerari ragionati, anche fuori dai sentieri battuti, e contengano interviste a intellettuali e conoscitori del posto?

L’Irlanda fu la prima delle Clup Guide, pubblicata nel 1979, affidata alla penna dell’accompagnatrice turistica Cristina Cona, torinese, classe 1951 con una laurea in filosofia, in quegli anni di stanza a Dublino. Nella guida, Cristina esordisce con una citazione dello storico irlandese Prendergast: “Gli inglesi sembrano aver pensato che Dio abbia commesso un errore nel dare un paese così bello agli irlandesi…”, e introduce anche il tema, non ovvio in una guida di viaggio, della condizione della donna.

A Irlanda, nel 1980, seguì il titolo Perù e Bolivia di Gianni Morelli e Maurizio Minora, arricchito di contributi di giornalisti e fruitori della guida. Viaggiatore prima ancora che scrittore, innamorato di quei Paesi che ha conosciuto fin nei dettagli più nascosti, Gianni Morelli ricorda di quel periodo di aver comprato un biglietto aereo charter con il ritorno dopo 3 settimane. Invece, tra l’Amazzonia e gli altopiani andini, si fermò oltre 2 mesi, dopo aver “comprato” con 20 dollari, in Perù, un certificato medico che sosteneva che, colpito dal mal de altura, non poteva volare.

Con la stesura di Perù e Bolivia, le Clup Guide, Libri per viaggiare, erano ormai varate. Per anni, per il mix di informazioni, cultura e approfondimento, sono state le guide più apprezzate nel mercato librario italiano. Alla sede di Città Studi, a Milano, cominciarono ad arrivare lettere di complimenti e di integrazione delle informazioni pratiche, ciò che accade adesso nelle community di viaggiatori online. All’epoca, essere un autore Clup diventò un bel marchio di fabbrica: significava entrare in un progetto collettivo, in una cerchia di autori-viaggiatori mai banali. Clup era un brand che non omologava: nulla toglieva all’individualità della firma e all’originalità del volume.

In 30 anni, le guide Clup sono diventate più di 90. Pur conservando il caratteristico colore giallo di fondo, hanno cambiato tre volte la grafica di copertina. Agli inizi degli anni ’90 sono state tra le prime guide a dotarsi di una cartografia digitale facilmente aggiornabile (Alberto Bellani). La collana ha pubblicato titoli su Paesi che nessun editore aveva mai raccontato in chiave di viaggio intelligente: nel 1992, dopo la Caduta del Muro, il volume Albania; nel 1994, dopo l’Indipendenza, Eritrea; due anni dopo Etiopia e, nel 1998 Libia, ancora in tempi di sanzioni economiche. Tra le primizie dell’epoca anche Bolivia, Indonesia, Nicaragua, Costa Rica e Panama, Cuba, Tibet, Zimbabwe, Zambia e Botswana, Mongolia, Repubbliche Baltiche, Slovenia, Namibia (dopo il ritiro del Sud Africa), Uruguay, Colombia, Vietnam, Laos e Cambogia. E, inaspettatamente, durante il sonno degli anni 2010-2020 ci hanno pensato i cinesi a tenere vive le Clup cominciando a tradurre, per esempio, Praga e Amsterdam.

Ai testi delle Guide Clup hanno collaborato personaggi di spicco della cultura internazionale come Theodoros Anghelopolus, Luis Sepulveda, Marcello Mastroianni, Manuel Vasquez Montalban, Gianni Celati, Ivano Fossati, Saverio Tutino, Altan, Maurizio Clerici, Fernanda Pivano, Peter Marcuse, Enrica Collotti Pischel, Goffredo Fofi, Alfredo Antonaros, Jannis Kounellis, Eusebio Leal, Jorge Gomez, Miguel Barnet, Fulco Pratesi, Luciana Castellina, Fernando Benitez, Vittorio Zucconi, Manuel Fernández-Montesinos García, Cesare Musatti, Edgardo Bartoli, Antonio Tabucchi, Rossana Rossanda, Fabrizio De Andrè, Milo Manara, Antonio di Bella, Carlos Montemajor, Mimmo Candito, Gianni Riotta, Maurizio Matteuzzi e altri. Producendo un dosaggio di elementi unici, una miscela che poggiava su una robusta matrice antirazzista, libertaria e anticonservatrice. La stessa che oggi, come ieri, è necessaria al buon viaggiare senza pregiudizi.

Nel 1995, le Guide Clup furono rilevate dalla casa editrice Utet, a sua volta acquisita da DeAgostini nel 2002. Gli ultimi 10 titoli della collana vennero stampati nel 2009. Nel 2019 è l’editore di GoWare Mario Mancini, con Gianni Morelli e Cristina Vernizzi, già direttore editoriale della Scolastica in Rizzoli, a credere nella rinascita delle Clup come strumento per viaggiare e conoscere.

Nel giacimento di tesori ritrovati, tra gli 90 titoli pubblicati, si trovano contenuti non standardizzati e non presenti in Internet. Contenuti vivi e fruibili, buoni per chi vuole viaggiare tenendo gli occhi sul Paese che attraverso e non sul telefonino. Direttore editoriale della collana è, come allora, Gianni Morelli, che l’ha vista nascere, affiancato, nel restyling, da Cristina Vernizzi in veste di coordinatrice editoriale. Insomma, con il capitolo del rilancio delle guide, la storia continua…